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Sogno e responsabilità!

del numero: Anno XLVIII – n. 3 – Marzo 2017

Editoriale

di fr. Mariano Di Vito, OFM Cap.

Nell’omelia tenuta da parte di papa Francesco ai religiosi e religiose il giorno 2 febbraio u.s., ricorre almeno dieci volte la parola “sogno”. Il sogno dei padri fondatori e delle madri fondatrici, il sogno degli anziani, il sogno delle giovani generazioni, il sogno di quanti, seppure non tantissimi, ma sempre in molti, che non hanno perso la più verde delle virtù, la speranza.
Eppure, l’andare oltre, disegnare l’inedito, sembrano non andare più di moda. Addirittura è il passato, il già visto, i confini sicuri, i muri di difesa ad occupare sempre con maggiore frequenza le agende dei governi e delle forze politiche in tante parti del nostro mondo.
Certo le preoccupazioni, le paure, i fallimenti sono tanti, mentre grande e rassicurante è la tentazione di accontentarsi del minimo, magari mantenere le posizioni, essere, come si dice, prudenti. Niente avventure. Niente salti nel buio!
Gli uomini e le donne che hanno tracciato nuovi sentieri, aperto varchi e costruito ponti, e che soprattutto vogliono continuare a farlo, non la pensano così.
Forse non ce ne rendiamo pienamente conto, ma la pace, il benessere, la tranquillità che sperimentiamo, almeno in questa parte di mondo, come l’Europa, da millenni attraversata da fiumi di odio, di sangue, di campi di sterminio, li dobbiamo appunto a quanti hanno lottato e creduto nel sogno di poter coesistere pacificamente e solidariamente, perché prima di essere qualsiasi altra cosa, siamo tutti uomini e ci apparteniamo l’un l’altro.
I rabbini d’Israele dicevano che i sogni sono delle “piccole profezie”, cioè portatori della luce dello Spirito, stretti sentieri attraverso i quali Dio stesso infiamma il cuore degli uomini e accende l’entusiasmo a compiere grandi cose , a ‘vedere’ già la terra promessa, pur immersi nelle aride steppe del deserto di Qadesh.
Per sognare non è necessario pensare ai massimi sistemi, è, al contrario, un esercizio alla portata di tutti, e che parte dalla necessità di mettersi in attento ascolto. Per noi uomini e donne di fede si tratta di leggere alla luce della Parola di Dio, dell’esempio dei santi e della bimillenaria sapienza della Chiesa, le nostre quotidiane realtà (familiari, ecclesiali, scolastiche, lavorativi, politiche, sociali…), e lasciarci mettere in discussione, a non accontentarci di come vanno le cose, ma, al contrario, credere nella forza dello Spirito Santo, al cui soffio tutto si rinnova e tutto rinasce.
Anche a coloro che non partono da prospettive religiose e di fede, come è accaduto e accade ancora, è ugualmente spalancata la strada per sognare e costruire la città terrena, dove il diritto di cittadinanza, prima e al di là di qualunque differenza, è fondato sul comune destino e interdipendenza di tutto il genere umano.
Questi quaranta giorni che ci preparano alla Pasqua annuale, siano utilizzati per esercitarci a sognare, a lasciarci invadere dalla luce sconvolgente e propulsiva dello Spirito.
Sentiamone il bisogno, ma anche la responsabilità!

Buon cammino di Quaresima!