La pietà popolare è indicata come un tesoro da riscoprire dalle linee programmatiche della pastorale giovanile italiana. «Tutto il territorio italiano è costellato di santuari mariani o dedicati al culto dei santi. In questi luoghi si respira una tradizione secolare, costruita dalla ricerca costante di un luogo do- ve portare gioie e speranze, dove andare per chiedere protezione o grazia, oppure semplicemente per poter aprire il cuore a un respiro ampio, che porti ossigeno alla vita quotidiana». Questa affermazione, per noi frati del Santuario, è un dato di fatto.
Tantissimi, infatti, sono i giovani che quotidianamente, in particolare la domenica, sono presenti nei luoghi di Padre Pio. Molti di loro forse si ritro- vano a partecipare alle celebrazioni e a compiere gesti di devozione semplicemente perché coinvolti dai genitori o da nonni più maturi nella fede o legati per vicende personali alla figura del nostro Santo. Ma, al di là della consapevolezza e della convinzione personale, che nessuno può misurare, di certo sono tanti i ventenni che vediamo fermarsi dinanzi alle spoglie mortali di san Pio, talvolta dopo una lunga e paziente attesa per la lunga fila che si crea.
Ed è proprio accanto all’insigne reliquia di questo contemporaneo alter Christus che il nostro desiderio di rea- lizzare “un santuario per giovani” muove i suoi primi passi. Siamo coscienti che un approccio non mediato alla tomba di un uomo vissuto nel secolo passato e le cui biografie spesso esaltano soprattutto l’aspetto miracolistico, nel contesto della chiesa inferiore, caratterizzato dalle espressioni iconografiche di padre Marco Rupnik – purtroppo letta banalmente come una “tomba preziosa” da una generazione che ha smarrito gli elementi per identificare un luogo sacro – potrebbe ingenerare nella coscienza di tanti giovani tutt’altro che una vera devozione e un senso di appartenenza alla Chiesa e alla fami- glia spirituale di Padre Pio. Per questa ragione è esattamente il luogo che custodisce le spoglie mortali del Santo quello scelto per illuminare occhi e cuore di tutti i pellegrini, ma in particolare dei giovani , con una specifica animazione, affinché possano vivere un vero e proprio incontro con il Signore risorto, attraverso un suo straordinario testimone. In realtà, già molto prima di trovarsi al cospetto del corpo di san Pio, ogni pellegrino è invitato ad attraversare un per corso preferenziale che lo con- duce alla chiesa inferiore, an- che questo arricchito dai mosaici realizzati dal genio artistico di padre Rupnik. Queste immagini accompagnano i passi di chi si accinge a incontrare il Santo con un vero e proprio racconto iconografico, che innesta l’esistenza e l’opera di Pio da Pietrelcina nel carisma di Francesco di Assisi e l’esperienza di entrambi, a loro volta, nel mistero della vita, della morte e della resurrezione di Gesù, il Cristo.
Certo, per quanto la bellezza e la chiarezza dei mosaici possano parlare, purtroppo, specie nei giorni di maggiore affluenza, mancano la serenità e il tempo sufficienti per cogliere tutta la ricchezza del messaggio affidato all’arte. È necessario, inoltre, essere coscienti che anche le immagini più classi- che dei personaggi degli ambiti biblico, evangelico e della vita dei santi, che fino a pochi decenni fa erano immediata- mente individuati e riconosciuti nel contesto cromatico simbolico di una raffigurazione, garantendo un impatto spirituale nella coscienza dei fedeli, oggi, in particolare nelle nuove generazioni, non generano più questa automatica reazione. Non solo. Ma risulta essersi snaturato lo stesso concetto di bellezza, che evoca persino sentimenti di chiusura e sfiducia, se non addirittura di scandalo, poiché richiama antichi meccanismi espressivi di ostentazione e potere. Oltre a questa difficoltà ve ne è un’altra, forse ancora più grande.
È chiaro che, soprattutto nei week-end estivi, è necessario sottoporsi a inevitabili sacrifici ed esercitare grande pazienza, disponendosi nella fila che, lentamente, si dirige a venerare l’insigne reliquia del Santo. Una volta giunti a destinazione, inoltre, chi vuol vi- vere un momento di intima preghiera viene distratto dallo smodato ed epidemico uso dei cellulari, utilizzati come macchine fotografiche. Tutto ciò acuisce la nostra difficoltà a ricondurre i visitatori alle motivazioni del pellegrino da quelle del viaggio turistico, in cui prevale la curiosità in presenza dell’attrazione.
Anche per questa situazione, spesso, è proprio l’animo dei più giovani a manifestare delusione, se non insofferenza, attribuendo ai frati, custodi del Santuario, la responsabilità di una simile condotta. Dall’analisi appena delineata nasce il grande desiderio di accompagnare, passo dopo passo, per quanto è possibile, il cammino di ogni singolo pellegrino, per poterlo aiutare a sentire la presenza del Signore, che gli ha messo nel cuore il desiderio dell’incontro con Lui, per fargli sperimentare la dolcezza della sua misericordia, incarnata nel ministero luminoso di un umile frate francescano che ha speso tutta la sua vita per essere strumento meraviglioso della realizzazione di tale incontro.
Ecco il motivo della presenza dei frati nella chiesa inferiore: sostenere la preghiera, invitare al silenzio e a riporre cellulari e macchine fotografiche da parte, per eliminare occasioni di distrazione, per sé e per gli altri. Inoltre, proprio in prossimità del corpo di san Pio, comunichiamo ai giovani pellegrini la disponibilità degli stessi frati al dialogo personale, in spazi predisposti all’interno della chiesa stessa, dove quanti lo desiderano possano aprire il loro cuore, essere ascoltati, ricevere una benedizione, una parola di incoraggiamento e, quando lo richiedano e ci siano le condizioni, l’assoluzione dei peccati nel sacramento della Riconciliazione.
Per tanti è un primo contatto vero anche con la Chiesa, dopo anni di allontanamento, percepito come una sorta di privilegio, in quanto favorito da una “presenza” particolarmente evocativa.
In questo impegno, a noi, sacerdoti cappuccini, sembra di ritrovare tutta la forza e il fascino del condividere la stessa missione del venerato Confratello che, negli anni del suo ministero, si è rivelato instancabile nel desiderio di entrare nelle storie, soprattutto le più controverse, di tanti uomini e donne, per portarvi la luce del Signore Gesù, morto e risorto, di tanti che sono ridiscesi dal monte Gargano con il cuore felice, per un incontro che ha cambiato loro la vita.
Fr. Nicola Monopoli
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