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Ricordo di fr. Daniele

del numero: Anno L n. 9 Settembre 2019

di fr. FRANCESCO DILEO, OFM Cap.

 

Le persone che amiamo o a cui siamo affezionati o che fanno del bene a tutti, dovrebbero essere immortali. Questa è, almeno, la segreta speranza che coltiviamo nel nostro cuore. Ma l’inesorabile trascorrere del tempo, prima o poi, ci mette dinanzi agli inevitabili tristi distacchi, che ci ricordano la meta ultraterrena della nostra esistenza. Accadde il 23 settembre 1968, quando morì Padre Pio. È accaduto il 6 luglio 1994, quando è morto fr. Daniele, che è stato uno dei suoi più esemplari discepoli.

Sono trascorsi 25 anni da quel giorno che ha rattristato i confratelli e tanti suoi estimatori, conquistati nelle incalcolabili occasioni in cui ha testimoniato, in tutta Italia, la santità del Cappuccino di Pietrelcina. Cinque lustri che non hanno cancellato tanti ricordi belli, commoventi, edificanti e talvolta straordinari nella memoria di chi ha avuto la gioia di incontrare fr. Daniele e di instaurare con lui un rapporto di amicizia. Molti di questi ricordi passeranno alla storia, alla quale li hanno consegnati i 49 testimoni che hanno deposto durante l’inchiesta cognizionale diocesana della Causa di beatificazione e canonizzazione, ormai ben avviata nella sua seconda fase, quella vaticana.

Molti altri, però, conservano nello scrigno del proprio intimo episodi, impressioni, emozioni, che occasionalmente affiorano e contribuiscono a comporre il mosaico dell’esemplare figura, umana e spirituale, del Servo di Dio.

Anche in me, nel giorno in cui abbiamo commemorato il 25° anniversario della sua nascita al Cielo nel Santuario di San Giovanni Rotondo, sono emersi alcuni significativi avvenimenti del passato che voglio condividere con voi, amici lettori della nostra rivista.

Ero un giovane iscritto alla Gioventù Francescana (Gi.Fra.) quando fr. Daniele faceva parte della Fraternità di Cerignola. Con me si instaurò un clima di stima e fiducia vicendevole. Alcune volte è venuto a casa mia, dove i miei genitori ancora oggi conservano due suoi dipinti, che lui stesso ci ha regalato. Inoltre ho ricevuto le sue visite quando, influenzato, ero costretto a rimanere a letto qualche giorno e, in quelle occasioni, non mancava di risollevarmi donandomi alcune delle sue ormai famose caramelle “Rossana”. Nelle numerose e spesso lunghe conversazioni, ogni tanto si lasciava andare alla confidenza e mi rivelava qualcuna delle sue esperienze straordinarie, raccontate con semplicità, quasi con la consapevolezza che fossero cose ordinarie. Si irrigidiva e si chiudeva nel silenzio solo quando gli venivano fatte domande che lasciavano trasparire una curiosità morbosa.

Un giorno mi chiese quali progetti avessi in mente per il mio futuro. Ma, dinanzi alle mie risposte incerte, non osò forzare la mano per spingermi verso la vita consacrata. Volle lasciar fare al Signore. Non escludo che abbia elevato qualche preghiera. Di certo ho notato la sua gioia quando gli comunicai la mia decisione di entrare in convento.

Con convinzione posso attestare il suo amore verso Padre Pio. Ricordo un episodio, avvenuto prima della mia risposta alla vocazione religiosa. Fr. Daniele era in procinto di partire per tenere una conferenza sul futuro Santo e doveva individuare, dai quaderni dei suoi appunti, qualche episodio da raccontare. Mi chiamò e volle condividere con me la scelta. Cominciò a leggere e, subito dopo, venne assalito dalla commozione. Più volte gli suggerii di interrompere la lettura per riprenderla dopo un po’ di tempo. Non ci fu verso. Tentò di andare avanti, finché non ce la fece più e pregò me di continuare. Mi prestai. Però, anche nell’ascoltare, la sua commozione crebbe, fino a farlo singhiozzare. Terminato il mio compito, lui si scusò del suo sfogo, dicendomi: «Sai, nel leggere e nel riascoltare questi racconti, mi sembra di averli vissuti ieri».

Questo è il fr. Daniele che ho conosciuto: semplice, discreto, umile e autentico discepolo di Padre Pio.

 

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