
di fr. FRANCESCO DILEO, OFM Cap.
Non è facile, oggi, comunicare in modo fedele e, al tempo stesso, efficiente i tratti biografici e la spiritualità di un santo. Soprattutto quando il santo è stato anche un mistico. La cultura contemporanea sembra essere diventata impermeabile ai valori cristiani e persino alle esperienze soprannaturali, che fino a pochi decenni fa suscitavano, invece, un grande interesse.
Un esperimento riuscito, che spero possa costituire un’inversione di tendenza, è un musical incentrato sulla figura di san Pio da Pietrelcina, che già dal titolo sfida la banalità per suscitare attenzione e curiosità. È stato denominato con l’espressione “Actor Dei”, che letteralmente può essere tradotto con “l’attore di Dio”.
“Actor” è un sostantivo latino che deriva dal verbo “ago”, che significa “agire”. Nell’opera musicale, dunque, Padre Pio emerge come colui che agisce per Dio e in nome di Dio. Con grande fedeltà alle fonti storiche, ma anche con un armonico mix di testi poetici e musica, che potenziano i messaggi toccando le corde emozionali degli spettatori, gli autori (Attilio Fontana, Mariagrazia Fontana, Francesco Ventura, Antonio Carluccio, Michela Andreozzi e Federico Capranica) riescono a delineare compiutamente il ritratto interiore e gli avvenimenti più significativi di uno dei santi più amati, ma anche più osteggiati nella storia della Chiesa, sul quale esiste un’incalcolabile letteratura e che ancora continua a far discutere.
Il musical, rappresentato per la prima volta nel 2006, solo quest’anno ha raggiunto la sua maturità organizzativa ed espressiva, presentandosi al pubblico con un cast di 25 artisti under 30, che si muovono sul palcoscenico cantando e danzando sulle coreografie di Orazio Caiti e muovendosi sotto la sapiente regia di Bruno Garofalo, per anni prezioso collaboratore di Eduardo De Filippo, che ha curato anche l’allestimento scenografico. Coinvolgente risulta, infine, l’interpretazione di Attilio Fontana, che si è messo in gioco in prima persona, vestendo i panni (o meglio il saio) del protagonista.
È indubbiamente un’opera che cattura, riuscendo a far sorridere, a commuovere e lasciando il segno con alcune frasi a effetto, come: «A volte basta ‘na preghiera, quando s’incontra la paura, quando la notte è troppo scura», o come: «Combatte sempre senza spada l’umiltà». E anche con una mimica efficace, come quella del duetto fra Padre Pio e un suo devoto che, per difenderlo, non aveva esitato a ricattare la Chiesa: il Frate alza la mano per schiaffeggiarlo, ma poi gli accarezza la testa e l’avvicina al suo cuore dicendo: «Perdonami per lui, mio Dio…».
È un modo nuovo, artistico, fresco, spumeggiante di porgere e di far conoscere la figura del nostro venerato Confratello, con un linguaggio in grado di raggiungere soprattutto i giovani e, mi auguro, anche tante anime, di qualunque età, trasformandoli in terreno fertile per far germogliare quell’amore che ha trasformato un piccolo e apparentemente insignificante pastorello di Pietrelcina in un autentico Actor Dei.