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Nella prova, la fede genera la speranza

del numero: Anno LI n. 10 Ottobre 2020

di fr. FRANCESCO DILEO, OFM Cap.

Non avremmo mai voluto dire di no a tanti devoti di Padre Pio, desiderosi di partecipare alla tradizionale veglia del 22 settembre. Non lo abbiamo mai fatto. Abbiamo sempre cercato, sulla base delle previsioni, di offrire tutti gli spazi e i confort necessari a un’adeguata accoglienza e a vivere con intensità spirituale i vari momenti di preghiera. Anche quest’anno abbiamo fatto di tutto per ottenere, dalle autorità pubbliche, la maggiore capacità ricettiva, sulla base degli spazi disponibili e del rispetto delle norme emanate per arginare la diffusione del coronavirus. Di più non siamo riusciti a fare. Abbiamo subìto anche noi, come voi, la tristezza di non poter accontentare tutti.

Dobbiamo accettare ciò che abbiamo vissuto e ciò che ancora stiamo vivendo – perché siamo ormai consapevoli che l’emergenza è tutt’altro che finita – come una prova. Una prova della nostra fede. Una prova che, quanto più ci tiene lontano dalle possibilità di vivere l’incontro comunitario con il Signore, tanto più deve alimentare in noi il desiderio di sentirci Chiesa, cioè famiglia di Dio riunita dall’amore per Lui e tra noi, anche quando siamo costretti a non poterlo esprimere quando e come vogliamo. Cerchiamo di imparare, da questa esperienza, a comprendere il valore del «tesoro nascosto» e della «perla di grande valore» di cui ci parla il Vangelo di Matteo (13,44-45). Quel valore che risulta più evidente quando perdiamo ciò che lo possiede o quando non è più disponibile, a portata di mano.

Questa rilettura degli eventi che stiamo vivendo, più volte emersa nelle riflessioni proposte durante la veglia del 22 settembre, è stata ripresa anche dal cardinale Lorenzo Baldisseri, nell’omelia della solenne Celebrazione eucaristica da lui presieduta la mattina del 23 settembre: «Durante questo tempo recente, abbiamo imparato tante cose che ci fanno riflettere. […] Volgiamo lo sguardo a Cristo […] e la pandemia non sarà solo una tragedia, ma potrà essere un momento propizio per risvegliarci nella notte, come le vergini del Vangelo in attesa dello sposo».

Poche ore prima, nella Messa iniziata dopo la mezzanotte, il nostro ministro generale, fr. Roberto Genuin, si era posto sulla stessa linea di pensiero affermando: «La condizione di grave preoccupazione, di disincanto e di sofferenza che l’intero mondo sta vivendo in ragione di questa pandemia dovrebbe condurci a riflettere che c’è un solo, vero pastore, che protegge i suoi, le sue pecore, che le conosce, che le conduce, che le difende, per le quali dà la sua stessa vita: il Signore Gesù».

Verso di Lui ha voluto orientare il nostro sguardo Padre Pio, con la sua straordinaria ed esemplare vita, intessuta di doni mistici, ma anche di sofferenza oblativa e di costante preghiera. Su di Lui dovrebbe fondarsi la nostra speranza in ogni esperienza della nostra esistenza: nelle circostanze liete, comprendendo che esse sono solo una pallida anticipazione dell’eterna felicità che ci attende, e nei momenti bui, sapendo che dopo ogni notte torna a sorgere il sole, finché non giungerà l’alba che annuncerà il giorno senza tramonto.

 

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