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Il futuro è nelle mani di Dio

del numero: Anno LI n. 1 Gennaio 2020

di fr. FRANCESCO DILEO, OFM Cap.

Inevitabilmente, all’inizio di ogni anno, il pensiero di tutti si proietta verso l’orizzonte del futuro. C’è chi, paradossalmente, nell’era del trionfo della scienza, della tecnica e del pensiero critico, desideroso di conoscere le condizioni che gli verranno offerte dalle circostanze, paganamente si affida al verbo di sedicenti astrologi per sapere quali prospettive riserva una non meglio identificata “fortuna”, a lui e a tutti coloro che sono nati sotto lo stesso segno zodiacale. E c’è chi, con supponente pragmatismo, disegna nella sua mente ambiziosi progetti per conquistare potere, denaro e successo, credendo di ricevere da essi la felicità o, almeno, l’appagamento.

A queste due categorie di “tentati”, in questo mese, vorrei far giungere, attraverso voi, lettori della nostra rivista, la Parola della Sapienza, cioè le stesse parole pronunciate da Gesù quando, prima di noi, fu oggetto delle medesime tentazioni da parte del diavolo nel deserto. Allorché l’angelo delle tenebre gli promise possedimenti e gloria, chiedendo in cambio di essere adorato, come qualcuno ancor’oggi adora la fortuna, considerandola come una dea dispensatrice di situazioni favorevoli, il Messia rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto» (Mt 4,10). Mentre, dinanzi alla prospettiva di barattare la sazietà dello spirito con quella del corpo, affermò: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). E, in modo particolare a quanti bramano un anno prospero dal punto di vista materiale, voglio ricordare la parabola con cui il Maestro ha voluto educare la folla di un «luogo» imprecisato e che, idealmente, ripete agli uomini di ogni luogo e di ogni tempo: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». E poi aggiunse: «Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. La vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi! Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto? Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste così bene l’erba nel campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede» (Lc 12,16-28).

Facciamoci furbi. Finalizziamo la nostra ambizione a conseguire la vera felicità. Chiediamo al Signore di irrobustire in noi il dono della fede e, con essa, ci arricchiremo della speranza, che promette e mantiene le promesse. Perché il futuro non è nelle mani delle costellazioni, ma nelle mani di Colui che le ha create.

Buon anno a tutti.

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