
di fr. FRANCESCO DILEO, OFM Cap.
L’evoluzione dell’epidemia di Covid-19, andata al di là delle ragionevoli aspettative, ci ha posto dinanzi un drammatico quadro di morte, di sofferenza, di paura. E ha atto sorgere, nel cuore di ognuno, una domanda: perché? È la stessa domanda che nasce spontanea dinanzi a ogni esperienza negativa che riteniamo ingiusta, che ci urla dentro, tanto più forte, quanto più grande è la tragedia che si consuma dinanzi ai nostri occhi. L’hanno posta anche a Padre Pio, dopo il naufragio di una motonave,
avvenuto ad Albenga nel 1947, in cui persero la vita 44 bambini, in prevalenza orfani di guerra. «Sta bene a sentire…- rispose Padre Pio – C’è una mamma che sta ricamando. Il suo figliuolo, seduto su uno sgabelletto basso, vede il lavoro di lei; ma alla rovescia. Vede i nodi del ricamo, i fili confusi… E dice: “Mamma si può sapere che fai? È così poco chiaro il tuo lavoro?!”. Allora la mamma abbassa il telaio, e mostra la parte buona del lavoro. Ogni colore è al suo posto e la varietà dei fili si compone nell’armonia del disegno. Ecco, noi vediamo il rovescio del ricamo. Siamo seduti sullo sgabello basso» (G. Gigliozzi, I monili dello Sposo, p. 106). C’è un’altra domanda alla quale, invece, possiamo dare una risposta: cosa possiamo ricavare, noi cristiani, da ciò che, a molti catastrofisti di professione, è apparso un castigo di Dio? Anche in questo caso lascio la parola a un santo. Cipriano, vescovo di Cartagine, durante l’epidemia di peste del 250 d.C., incoraggiò la sua comunità scrivendo: «Quando l’infermità, la debolezza e una qualche malattia imperversano, è allora che il nostro valore si porta a perfezione, è allora che, se la fede, pur sottoposta a tentazione, è rimasta salda, è coronata dalla vittoria» (La condizione mortale dell’uomo, 13). Pertanto, esortò: «Non si deve mormorare nelle avversità» (ivi, 11) e spiegò: «Ma questo avviene, fratelli carissimi, perché manca la fede, perché nessuno crede che siano autentiche le promesse di Dio, che è veritiero: la parola di Dio è sicura ed eterna per i credenti. […] Dio promette l’immortalità e l’eternità a chi lascia questo mondo, e tu hai dei dubbi? Questo significa non conoscere
affatto Dio, questo è offendere Cristo, maestro di fede, con un peccato di incredulità, questo significa, pur trovandosi nella Chiesa, non avere fede nella dimora della fede» (ivi, 6). Anche nell’ultima, grande prova della pandemia da coronavirus siamo chiamati a rileggere gli eventi alla luce della sapienza che scaturisce dalla Parola
di Dio e della testimonianza dei Santi. Con una metafora potremmo descrivere la vita dell’uomo come un itinerario, da ovest ad est. Se lo percorriamo camminando
all’indietro, vedremo il tramonto, la sera, il calare del buio. Se, invece, rivolgeremo lo sguardo nella direzione del nostro incedere, scorgeremo il primo chiarore dell’alba, percepiremo l’apparizione della luce dell’aurora e poi, finalmente, ammireremo il sorgere del sole. Non voltiamo le spalle alla meta e potremo cogliere, anche nella fatica della sofferenza e della prova, le motivazioni di una speranza che «non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Lo stesso Amore in cui saremo immersi al termine del nostro cammino terreno e che coincide proprio con la nostra meta.