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Da una semplice idea

del numero: Anno XLVIII n. 10 Ottobre 2017

di fr. FRANCESCO SCARAMUZZI OFM Cap.

 

Quando, nel luglio del 1970, uscì il primo numero di Voce di Padre Pio, nel suo editoriale padre Bernardino da Siena – allora postulatore generale dell’Ordine dei Frati Cappuccini – spiegava che l’idea ispirante era semplice e schietta: raccontare il mondo di Padre Pio e, al tempo stesso, farne giungere la voce a tutti i suoi devoti. Da questa semplice idea ha avuto inizio un lungo racconto di storie e di voci che, ancora oggi, continua e che vede i frati cappuccini della provincia di Foggia dare notizia di quel senso dell’esistenza «secondo il Vangelo» di cui il Santo di Pietrelcina è stato un interprete autentico.

La voce, per ogni uomo, è: possibilità di esprimersi e di rivelarsi; manifestare le proprie idee e i propri convincimenti; dare corpo alle attese; raccontare i successi, i sogni e le sconfitte. Tramite la voce ciascuno dà sostanza ai propri stati d’animo, parlando, ridendo, cantando, piangendo o urlando. Essa è più che un semplice suono: è un modo di essere e di agire che si rende udibile e, perciò, manifesto. Spesso basta il semplice tono di voce per mostrare ciò che ci agita dentro o dare accento alle parole e ai pensieri. La voce è talmente importante che chi non ce l’ha rischia di non essere ascoltato, e chi non è ascoltato rimane isolato, finendo per appartenere a quel gruppo di ultimi che sono tali proprio perché non hanno voce. Ma la voce serve anche a richiamare l’attenzione quando si è distratti; dare nome alle cose e chiamare per nome. È, perciò, anche grazie alla voce che la relazione fra le persone si rende possibile, consentendo a ciascuno di riconoscere l’altro e di essere riconosciuto.
Non a caso nel Vangelo (cfr. Gv 10, 7-14) la voce del bel Pastore è il mezzo attraverso il quale è riconosciuto dalle sue pecore: una voce familiare e fidata, distinta tra tante. Sappiamo quanto sia difficile oggi riconoscere la voce del vero Pastore fra le tante dei falsi pastori che richiamano la nostra attenzione e promettono vita, benessere, felicità. È facile rimanere ingannati da ciarlatani e impostori, «ladri e briganti». Come riconoscere, fra tante voci, quella del vero Pastore? È necessario abituarvi l’orecchio.

Lo stesso Padre Pio ce ne spiega il modo: «Umiliati amorosamente avanti a Dio ed agli uomini, perché Iddio parla a chi tiene le orecchie basse. Sii amante del silenzio, perché il molto parlare non è mai senza colpa. Tieniti in ritiro per quanto ti sarà possibile, perché nel ritiro il Signore parla liberamente all’anima e l’anima è più in grado di ascoltare la sua voce» (Epist. III, p. 432).
In questi lunghi 47 anni, la Voce di Padre Pio è «risuonata» ovunque, dando sostanza, colore e sapore alle parole di Cristo, indirizzando e richiamando l’attenzione dei suoi lettori su ciò che conta veramente. A questo impegno molti hanno dedicato intelligenza e volontà, abituando alla Verità del Vangelo l’orecchio di quelli che ascoltano. Da ultimo fr. Mariano Di Vito, che ha guidato questa Rivista per sette anni con dedizione, passione e competenza, contribuendo alla sua crescita e affermazione.
Ora è affidato a me il compito di continuare a dare voce. Alla mia si aggiungeranno le voci degli articolisti, dei collaboratori e dei lettori, i quali, sinceramente innamorati di Padre Pio e del suo insegnamento, proseguiranno a diffondere la sua voce, eco di quella del Maestro, Cristo, al quale tutti siamo invitati a prestare orecchio, perché lui solo ha parole di vita eterna.

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