
di fr. FRANCESCO DILEO, OFM Cap.
Luglio e agosto sono, per definizione, i mesi dell’estate, delle ferie, delle vacanze. In due circostanze, però, nella storia recente della nostra Provincia religiosa, l’uno e l’altro sono stati motivo di umana tristezza, mitigata dalla fede nella vita eterna, per poi diventare fonte di speranza, specialmente nell’attuale Anno Santo, che ci invita a lasciarci guidare proprio da questa virtù.
Il 6 luglio di 31 anni fa, mentre ero studente nel postnoviziato di Campobasso, giunse la notizia della morte di fr. Daniele Natale da San Giovanni Rotondo, fratello laico cappuccino, che ha trascorso gran parte della sua vita claustrale nel convento della mia città, Cerignola. Immediatamente la mia memoria fece riaffiorare tanti ricordi della mia infanzia, della mia adolescenza e della mia giovinezza, trascorse ammirando il serafico e imperturbabile sorriso, che affiorava continuamente dalla folta barba di quell’esemplare discepolo di Padre Pio, e ascoltando le tante voci popolari che lo consideravano santo fin da allora. Ricordo la grande partecipazione di fedeli alla Messa esequiale, nel Santuario di Santa Maria delle Grazie del suo paese di origine, nella quale noi studenti abbiamo avuto l’onore di svolgere il compito di ministranti. A presiederla fu l’allora ministro provinciale, fr. Mariano Di Vito, che definì fr. Daniele «una delle più belle figure» ed «erede degnissimo dell’immensa schiera di religiosi fratelli cappuccini». La Provvidenza ha consentito proprio a fr. Mariano di assumersi, a distanza di 18 anni, il compito di coordinare, come vicepostulatore, le attività della Causa di beatificazione e canonizzazione, giunta da tempo alla cosiddetta “fase vaticana”. Gran parte del lavoro è stato svolto. Ora si attende il pronunciamento ufficiale dei Cardinali e dei Vescovi del Dicastero delle Cause dei Santi, che dovranno esprimersi sulle virtù cristiane esercitate da fr. Daniele. Se gli verranno riconosciute, gli spetterà il titolo di venerabile. Poi occorrerà l’approvazione di un miracolo, attribuito alla sua intercessione, per la beatificazione e un secondo miracolo per la sua iscrizione nell’Albo dei Santi.
Il 14 agosto 2011 terminò il suo cammino terreno fr. Modestino Fucci da Pietrelcina, anch’egli fratello laico cappuccino e figlio spirituale di Padre Pio. In quel tempo ero rettore del Santuario di San Giovanni Rotondo e, come tale, non solo mi adoperai per garantire l’esposizione della sua salma per due giorni nella chiesetta antica di Santa Maria delle Grazie, per consentire a tutti i suoi estimatori di rendergli omaggio, ma fui anche fra i concelebranti principali della Messa funebre e potei rendermi conto che la ben più capiente chiesa progettata da Renzo Piano a stento riusciva a contenere i fedeli che la gremivano. Come rettore ho presenziato a entrambe le sessioni iniziali delle Inchieste cognizionali diocesane, mentre ora, come ministro provinciale, accolgo con soddisfazione la notizia che anche l’andamento della Causa di fr. Modestino, affidata alle premure del vicepostulatore, fr. Naziario Vasciarelli, sembra essere non molto lontana dal traguardo della conclusione della fase locale.
Speriamo, dunque, che al più presto questi due mesi, nei quali anni fa ci è stata tolta la vicinanza visibile di due persone care, ce le possano restituire come modelli di virtù cristiane, proposti ufficialmente dall’infallibile giudizio della Chiesa.