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… Al rovescio!

del numero: Anno XLVIII – n. 6 – Giugno 2017

di fr. Mariano Di Vito, OFM Cap.

 

Mi ha colpito una riflessione del Servo di Dio don Tonino Bello, in margine a un importante atto accademico, al quale ho partecipato ultimamente.
L’indimenticato Vescovo di Molfetta sognava, o forse progettava realmente, l’inaugurazione di un anno giubilare al rovescio.
Invece di aprire le porte delle chiese verso l’interno dello spazio sacro, come prevede il rito liturgico, e quindi entrare insieme a tutto il popolo di Dio, gli sarebbe piaciuto aprire i solenni portali delle nostre cattedrali dall’interno. Una comunità cristiana, lieta e orante, dietro al proprio pastore si sarebbe così riversata sulle piazze, nei vicoli, nei cortili, sui pianerottoli, nelle vene pulsanti e drammatiche della società per testimoniare l’anno del Signore!
Don Tonino non ha fatto in tempo a realizzare questa scioccante liturgia, l’ha però lasciata a noi tutti come sfida e provocazione.
Non si tratta evidentemente di svalutare il tempio, lo spazio sacro, il luogo dell’incontro e delle celebrazioni. Assolutamente no! Si tratta, però, di riequilibrare, o almeno, di non dare per scontato  la dimensione dinamica e missionaria della Chiesa.
«Sì perché il problema più urgente per le nostre comunità cristiane non è quello di inaugurare porte che si aprono verso l’interno degli spazi sacri. Il problema più urgente dei nostri giorni è quello di aprire le porte che dall’interno del tempio danno sulla piazza» (don Tonino Bello).
Gesù stesso è il modello, la via e il metodo. Egli è la porta che ci permette di entrare e conoscere il Padre (cfr. Gv 10, 1-18), ma questo è possibile solo perché Lui per primo  è uscito, è sceso dall’eternità e si è fatto Emmanuele, Dio-con-noi.
E, difronte a noi, oggi più che mai, sono tanti gli spazi pieni di solitudine e di sfiducia, e infinite sono le domande che faticano a trovare risposte.
Padre Pio pur non muovendosi dalla sua cella, dal confessionale o dall’altare, è entrato nelle situazioni più intrigate e difficili  di quanti avevano la fortuna di incontrarlo e continuano a guardare a lui come modello ed esempio di vita cristiana.
L’icona del Buon Samaritano è appunto la liturgia al rovescio di don Tonino: prendersi cura, farsi carico, interessarsi, fermarsi accanto, pagare di persona, è il segno che nel Tempio abbiamo incontrato veramente il Signore, e non, come tante volte accade anche a noi, le rassicuranti proiezioni dei  nostri egoistici bisogni, o peggio, gli idoli falsi che, come loro, ci fanno diventare, ciechi, muti e sordi.
Gesù è Dio che cammina, e non ha considerato tesoro geloso la sua uguaglianza col Padre ma si è fatto servo, nostro servo (cfr. Fil 2,6-11).
Gesù è Dio che ascolta e continuamente ci fa sentire la sua voce.
Riusciremo mai anche noi, come Padre Pio e don Tonino, a liberare la nostra fede dai tanti lacci e lacciuoli che la infiacchiscono e immobilizzano e farla diventare musica e danza, fretta e coraggio, presenza e testimonianza?
Inginocchiamoci e a lungo nella penombra delle nostre chiese, lasciamoci inondare e contagiare dal grato stupore nella celebrazione dei santi misteri. Spalanchiamo poi i battenti del tempio e corriamo  verso le tante regioni montuose che attendono la visita del Signore (cfr. Lc 1, 39).
In fretta e…al rovescio!