
di fr. FRANCESCO SCARAMUZZI OFM Cap.
Mentre stavamo per chiudere questo numero della rivista per andare in stampa, è arrivata la notizia, da lungo attesa, della nomina del nuovo vescovo della diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo: padre Franco Moscone, C.R.S., attuale Preposito Generale della Congregazione dei padri Somaschi.
La morte prematura di mons. Michele Castoro, amato vescovo della nostra diocesi, aveva lasciato un vuoto, temporaneamente riempito dell’Amministratore mons. Luigi Renna, da colmare, con un nuovo pastore capace di guidare la Chiesa sipontina con spirito evangelico e cattolico: al nuovo Vescovo i nostri auguri e l’assicurazione che tutti i devoti di San Pio sapranno sostenerlo con la preghiera e l’affetto che hanno sempre nutrito per il pastore di questa porzione di Chiesa, così generosamente toccata dalla grazia di Dio.
Che la nomina, poi, sia arrivata in prossimità del Natale è certamente suggestivo: quasi un nuovo dono che il Popolo di Dio riceve per ripartire con più slancio e dinamismo.
Ecco, il Natale. San Pio, ai suoi amici e figli spirituali, era solito augurare: «Gesù bambino ti riempia dei suoi divini carismi, ti faccia provare le gioie dei pastori e degli angioli e t’investa tutto del fuoco di quella carità per la quale si fece il più piccolo fra noi, e ti faccia diventare piccolo bimbo pieno di amabilità, semplicità, amore» (Epist. IV, 657).
Lo sappiamo, ce lo ripetono da quando siamo piccoli, che il Natale è la festa dei buoni sentimenti, il tempo nel quale è bello pensare agli altri con qualche piccolo gesto di attenzione o, per chi ne ha la possibilità, con qualcosa di più impegnativo; il tempo in cui ci si ritrova insieme, in famiglia o con gli amici, per momenti di serenità e convivialità. Ma davvero si può ridurre tutto solo a questo?
Ciò che celebriamo a Natale, in realtà, è qualcosa di più di un momento di serenità e di gioia, passeggero o apparente che sia. Il Natale è la celebrazione di un originale regalo, di un gesto d’amore, il primo e più grande dono mai ricevuto dall’intera umanità: la nascita di Gesù. Un «regalo» d’amore che Dio ha fatto agli uomini indistintamente, ai «buoni» e ai «cattivi», ai meritevoli e ai meno degni. È la più bella notizia che si possa annunciare: quella di Dio che viene in questo mondo nelle vesti semplici e umili di un bambino indifeso, nascendo in una famiglia povera ed esposta a tutti i pericoli, per divenire il compagno dell’uomo per la vita su questo mondo.
Ma questo non è tutto. Dio, nel suo gesto d’amore, ci indica la strada per un mondo migliore, facendo ciò che lui ha fatto per primo, spostando lo sguardo da noi agli altri, diventando noi stessi «dono» per gli altri, non per un momento, ma continuamente.
Pensare a chi soffre, a chi è in difficoltà, a chi è abbandonato ci fa comprendere che in fondo siamo solo persone umane e che nulla è lontano da noi, né la gioia né il dolore, né la salute né la malattia, né la ricchezza né la povertà; apprezzare quanto sia importante quel poco o molto che abbiamo è credere nel Natale.
Cos’è d’altronde il Natale se non il segno che ogni anno ci ricorda quanto piccoli siano i nostri accadimenti al cospetto dell’Amore che fa girare l’universo? Quell’amore che ci fa figli di Dio, testimoni convinti di Gesù e del suo Vangelo, e permette di educare i figli ai valori che contano; quell’amore che crea solidarietà, che dona all’inerme la nostra forza, all’affamato il nostro sostegno, al sofferente il nostro aiuto, al rifiutato la nostra voce; quell’amore che ci fa essere protagonisti di un cambiamento sociale che porti a tutti coraggio e serenità.
Il mondo non cambierà certamente a Natale, ma questa ricorrenza ci ricorda che è possibile intraprendere un nuovo cammino assieme a Dio. Solo così il Natale non è ridotto ad un ricordo passeggero, ma diventa stupore di un Dio che insistentemente è nei paraggi e sorprendentemente opera!