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Il Giubileo non sia solo un ricordo

del numero: Anno LI n. 2 Febbraio 2020

di fr. FRANCESCO DILEO, OFM Cap.

Sono passati quattro anni dall’evento, finora unico, della peregrinatio a Roma delle insigni reliquie dei corpi dei due santi confratelli Pio da Pietrelcina e Leopoldo da Castelnuovo di Cattaro. Di quella straordinaria esperienza oggi, purtroppo, restano solo un intenso ricordo e la continuità del mandato conferito da papa Francesco agli oltre 1000 missionari della misericordia. Ma, spenti i riflettori mediatici puntati sugli eventi del Giubileo straordinario del 2016, il duplice messaggio di fondo scaturito dal cuore pastorale del Santo Padre sembra essersi sbiadito nelle coscienze dei destinatari.

L’Anno Santo è stato un richiamo a noi sacerdoti, per risvegliare dal torpore dello slancio apostolico quanti di noi hanno ridotto il loro ministero a un lavoro impiegatizio, come dimostrano le chiese – anche parrocchiali – spesso chiuse, i confessionali ordinariamente vuoti e il sacramento della penitenza talvolta ridotto a uno sterile elenco di peccati, seguito dal gesto assolutorio. Certo, non si può disconoscere che il numero sempre più eseguo di presbiteri sia una, se non la principale, causa di questo fenomeno. È, però, altrettanto vero che, proprio in questo contesto di scarsa presenza di “operai” nella messe del Signore, è necessario non disperdere le energie e il tempo in tante attività collaterali ma non essenziali, riducendo il servizio pastorale ad un impiego part-time. Quella che papa Francesco ci chiede è una disponibilità totale, dal punto di vista quantitativo e qualitativo, per essere sempre e fedelmente l’icona del Padre misericordioso e del buon Pastore, pronto ad offrire la sua vita per il suo gregge.

L’Anno Santo, inoltre, è stato un’esortazione, rivolta ai fedeli, a riscoprire la tenerezza della paternità di Dio, per trovare la forza di riprendere il cammino di perfezione cristiana anche dopo le inevitabili cadute, causate dai limini dell’umana fragilità.

In entrambi i casi il Giubileo è stato un’irrorazione di grazia sui semi di santità che il Signore ha deposto in ciascun cuore: il seme della vocazione nel cuore dei sacerdoti e il seme della sequela in quello dei credenti. Due semi che, quando germogliano, dimostrano una carica vitale dirompente. Come dimostrano le continue file che vediamo nel nostro e in altri santuari dinanzi ai confessionali e come attestano gli eccezionali dati Auditel conseguiti da una fiction televisiva in cui un prete-investigatore non manca mai di lanciare un messaggio sull’amore di Dio per ciascuno dei suoi figli.

San Pio e san Leopoldo ci ricordino, anche oggi, che ogni cristiano è chiamato alla santità e che ogni ministro del Signore è chiamato non solo a rinnovare il sacrificio di Cristo sull’altare, ma anche a immolare se stesso nel “martirio” della disponibilità illimitata, all’ascolto e a offrire la Parola di Verità, che indica la Via per raggiungere la vera Vita.

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